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Un film, un’icona, il profilo di un’Italia che esplode tra rigidità culturale e frenetico cambiamento. Sessant’anni fa si affacciava nelle sale cinematografiche, e nella cultura popolare, La dolce vita di Federico Fellini. Nella notte tra il 2 e il 3 febbraio 1960 al “Cinema Fiamma di Roma”, oggi non più in attività, la pellicola fu proiettata in anteprima.

 

Il film che ha segnato un’intera epoca

Ci troviamo nella Roma mondana degli anni ’60, dove Marcello Rubini (Marcello Mastroianni), giornalista scandalistico, trascorre la sua esistenza attraverso un dramma puramente hegeliano, ossia: tra il dover essere un giornalista scandalistico e il voler essere uno scrittore di romanzi.

Tramite il personaggio di Marcello, Fellini ci svela luci e ombre della società capitolina dell’epoca: l’arrivo di una statua del Cristo diretta in Vaticano su un elicottero; i continui tradimenti di Marcello, che portano la fidanzata Emma (Yvonne Furneaux) al tentato suicidio; la volontà di un uomo che, dopo la scampata tragedia, decide di buttarsi a capofitto nel lavoro accettando di seguire la famosa stella hollywoodiana Sylvia (Anita Ekberg). Attraverso questa figura, icona di femminilità e libertà, Fellini porta il protagonista e lo spettatore nei meandri complessi di una società che muta, si ribella sommessa e si scopre votata al bello come se fosse immersa, festante e rigogliosa, nella fontana di Trevi. In un attimo, è come se quel “Marcello come here” fosse un invito rivolto a tutta quella “dolce” Italia.

 

Un “piccolo mondo” in via Veneto

Come una corrente che attraversa un fiume che va da Porta Pinciana a piazza Barberini, via Veneto è il luogo dove l’Italia cambia, il Neorealismo si sfalda e si tinge di una filigrana dorata, di una nuova luce.

Situato nel cuore pulsante di Roma, a due passi da via Veneto, anima viscerale di quella freschezza propria dello stile definito “dolce vita”, il ristorante il Piccolo Mondo rappresenta un testimone che assiste divertito a un cambio inesorabile della guardia, diventando una culla di mutamento e ospitando al suo interno personaggi del calibro di Federico Fellini, che scelse il locale tra i pochi ristoranti di riferimento e lo frequentò assiduamente.

 

Federico Fellini e le serate in via Veneto

Federico Fellini percorreva via Veneto come un fluido ante litteram della sociologia romana. Nato a Rimini e trasferitosi a Roma per studiare, fece della città la sua seconda casa, tanto da renderla musa ispiratrice dei suoi più grandi film da Roma a La dolce vita.

La capitale assumeva per Fellini sfaccettature sempre nuove: protagonista dai mille volti, raccontata in maniera prosaica come si fa di una donna che tanto si ammira e ama. In un’intervista Fellini affermava: “La sera andavamo in via Veneto”. Ed è proprio questo piccolo scorcio di Roma a diventare per il regista un angolo di casa, un posto da abitare, fatto di facciate ottocentesche, alberghi affollati e bellezze immortalate da un flash. Qui, il “pittore” Fellini ammirava il suo capolavoro che si muoveva e tramutava, che da “dolce vita” diventava “quotidiano vivere”. Via Veneto non poteva, dunque, fare a meno di ringraziare quel grande maestro. Attraversando le arcate aureliane, oggi si arriva in largo Federico Fellini, dedicato all’uomo che fece di via Veneto “il teatro della dolce vita”.

 

Federico Fellini e il cibo

Una tavola imbandita e una famiglia riunita: parlando di Fellini non si può non evocare la famosa scena di Amarcord, che più si avvicina alla sua esperienza di vita in fatto di cibo. Figlio di un rappresentante di parmigiano, il regista raccontava di come fosse cresciuto “con quell’odore sotto il naso”. Tuttavia, la sua pietanza preferita rimaneva, senza ombra di dubbio, la zuppa inglese preparata dalla nonna, arricchita con una meringa davvero speciale. All’epoca, infatti, non esistendo i sac à poche, sua nonna inseriva il misto di albume e zucchero all’interno di un cono fatto di carta di giornale. Era proprio questo particolare a rendere così speciale quella meringa, che assumeva un retrogusto di “carta di giornale” impossibile da riprodurre, in quanto il giornale in questione era ormai fuori stampa.

Fellini adorava la cucina di mare e i primi piatti della tradizione. Come non citare, a tal proposito, una delle sue frasi celebri: “la vita è una combinazione di pasta e magia”. In un’intervista svelò che durante le riprese amava mangiare da solo. Vorace, ma troppo ansioso per rimanere seduto, affermava che pranzare con la troupe lo deconcentrava. A noi, comunque, piace immaginarlo così: seduto a uno dei tavolini del ristorante il Piccolo Mondo, di fronte a un primo fumante, mentre guarda la vita scorrere fuori e una nuova idea gli passa dentro. Oggi, come allora, al ristorante il Piccolo Mondo è possibile rivivere le atmosfere gioiose e il mood raffinato della dolce vita, attraverso una cucina in perfetto equilibrio fra tradizione e innovazione. Info e prenotazioni: +39 06 420.160. 34.